ERNST JENNI CLALS WESTERMANN M A R IE T T I E. Jenni • GWestermann Dizionario T
ERNST JENNI CLALS WESTERMANN M A R IE T T I E. Jenni • GWestermann Dizionario Testamento edizione italiana a cura di GIAN LUIGI PRATO volume primo 2N ’àb Padre Tl£ màtaj Quando? Marietti Titolo originai e deli opera: « Theolog isches Handworierbuch 2um Alien Tesiameni ». Zwei Bande © CHR. KAISER VERLAG - MONCHEN THEOLOG1SCHER VERLAG - Z0R1CH traduzione di F. BONTEMP1 G. C A DED D U B. CHIESA G. MASSI N. NEGRETTI G. L. PRATO M. SAMPAOLO G. TESTA B. VERCESI © 1978 MARIETTI EDITORI - TORINO per l’edizione italiana . PREMESSA Il presente dizionario, che esce perora nella sua prima parte, si propone di offrire uno strumento attendibile per lo studio scientifico dell’Antico Testamento, ed anche per Tinseg namento della dottrina della Chiesa e per la predicazione. L’intento dei collaboratori è stato quello di elaborare con metodo e il più ampiamente possibile il senso e l’uso dei sing oli vocaboli. Nella ricerca veterotestamentaria deg li ultimi decenni si è rag g iunta una certa uniformità di vedute sul fatto che per determinare il sig nificato di un vocabolo (e specialmente il suo sig ni ficato teolog ico) si deve evitare og ni restrizione di metodo, ed un risultato sicuro si può ottenere solo soppesando convenientemente tutti i possibili e molteplici tentativi di soluzione. Una re strizione è consistita per esempio nel voler spieg are una parola solo dal punto di vista g ram maticale e filolog ico; oppure si è voluto determinare in og ni caso tutta quanta la consistenza di una parola partendo da un presunto sig nificato primario, come pure si è tentato di costruire una storia lineare di un termine, la quale non lascia più spazio a diversi altri usi, che possono coesistere l’uno accanto alfaltro. Una restrizione è anche infine il disting uere meccanicamente un uso profano ed un uso relig ioso, considerando per ciò stesso il primo come più autentico. Contrariamente a tutti questi tentativi di spieg azione a direzione unica, si è cercato nel presente dizionario di non attribuire un valore assoluto a nessuno dei metodi seg uiti nella ricerca les sicale, ma di impostare i problemi nella maniera più ampia possibile e di lasciarli aperti, conformemente alla situazione attuale deg li studi veterotestamentari e della ling uistica g enerale. A differenza dei precedenti dizionari deir Antico Testamento, si è tenuto conto dei risultati del le numerose ricerche nel campo della storia delle forme e della tradizione, le quali in molti casi inducono a correg g ere notevolmente, nell’uso di un vocabolo, sia le classificazioni del materiale sia la stratificazione cronolog ica. Da un lato, collocando stabilmente e chiaramente determinati usi di un verbo o di un sostantivo p.e. nell’ambito di una determinata forma g iuridica, di un discorso profetico, di un g enere di salmi o nell’ambito di una determinata tradizione narrativa, si può ora individuare con sicurezza il contesto in base al quale va condotta l’eseg esi del verbo o del sostantivo in questione. D ’altro lato non si può più disting uere troppo g enericamente tra un uso « primitivo » ed un uso « tardivo » di un determinató vocabolo e, dato che una parola può essere usata in maniere molto diverse tra loro, bisog na tener presenti sia g li usi che coe sistono l’uno accanto all’altro, sia quelli che si susseg uono. . Si è tenuto conto in particolare di un contributo essenziale della ling uistica più recente, e cioè che la base della comunicazione ling uistica non è la parola, ma la frase. Ciò corrisponde ai ri sultati della storia delle forme e della tradizione. Contrariamente al modo di procedere della critica letteraria, secondo la quale l’uso di un vocabolo isolato può essere determinante per la catalog azione cronolog ica, nella ricerca più recente è emerso in maniera sempre più evidente PREM ESSA V che solo la frase o un complesso di frasi possono determinare una tradizione. Neli’elaborare la portata di un vocabolo dò ha un sig nificato essenziale: nel classificare le ricorrenze di un vo cabolo bisog na partire dalle frasi in cui esso si trova e dalla loro funzione in un contesto più ampio. La compilazione di un dizionario richiede og g i che si presti attenzione anche alla cosiddetta ricerca dei campi semantici; qui possiamo solo indicare quanto essa sia utile per determinare il sig nificato di parole che sono molto affini tra loro per contenuto o sembrano essere sinonime, e anche per la traduzione in un’altra ling ua, il cui campo semantico è spesso diversamente strutturato. . Infine bisog na accennare al fatto che il numero accresciuto dei testi in ling ue semitiche, i pro g ressi deg li studi sulla g rammatica e sulla sintassi ebraica, il differenziarsi e il perfezionarsi dei metodi filolog ici e le numerose ricerche recenti nel campo della ling uistica g enerale non hanno facilitato per nulla l’elaborazione di un dizionario dell’Antico Testamento, pur avendo reso possibili molti prog ressi. Bisog na riconoscere che in diversi casi molti aspetti restano ancora oscuri quando si vuol determinare l’uso sia g enerale sia teolog ico di un vocabolo ebraico. Il pre sente dizionario è stato compilato nella piena consapevolezza delle difficoltà che ancora si in contrano quando si vuole elaborare accuratamente la funzione che la parola ebraica possiede nel suo particolare contesto. Su questo punto l’elaborazione del dizionario confina con l’eseg esi, alia quale vuole rendere un servizio. EJenni/C.Westermann Basilea e Heidelberg , aprile 1971. V I PREM ESSA INTRODUZIONE A. Obiettivi del presente dizionario Lo studioso della ling ua ebraica g ià da tempo dispone per l’Antico Testamento di dizionari ab bastanza buoni, tra cui i più usati sono GB, KBL, Zorell e HAL (per le abbreviazioni vd. st. p. XV III ss.). È chiaro però che questi dizionari, impostati tradizionalmente come liste di pos sibili traduzioni in ling ue moderne di una parola ebraica (con una parte introduttoria dedicata all’etimolog ia, talvolta molto elaborata, ma accessibile solo allo specialista) senza un’esposizio ne più diffusa e una discussione dei problemi, non possono dare un’idea adeg uata dell’uso e della vita delle parole nell’AT, come la scienza og g i richiede. Inoltre, al di là della filolog ia tra dizionale e delle vie da essa seg uite nella ricerca, la semasiolog ia e i metodi della storia delle « forme e della storia della tradizione hanno acquistato neg li ultimi anni una importanza crescen te; i loro risultati e le loro problematiche non sì possono esporre in maniera adeg uata nella di sposizione seg uita di solito dai dizionari. In particolare, per i vocaboli che hanno una certa im portanza teolog ica è sempre più difficile offrire una visione d’insieme del lavoro compiuto dalla scienza veterotestamentaria internazionale sul piano lessicale. È perciò necessario creare un di zionario particolare che, come si è detto nell’anno 1966 nelle istruzioni date ai collaboratori del DTAT al termine del lavoro di prog rammazione, « completando i dizionari ebraici esistenti, sulla base della scienza ling uistica e tenendo presenti i metodi della semasiolog ia e della storia delle forme e della tradizione, espong a con la massima concisione e completezza, indicando anche la bibliog rafia di cui og g i si dispone, i vocaboli dell’Antico Testamento che hanno un’im portanza teolog ica per il loro uso, la loro storia e il loro sig nificato nelfambito della teolog ia ve terotestamentaria ». Non è certo possibile dire se il risultato, che viene presentato qui nella sua prima metà dopo un lavoro di cinque anni, corrisponda esattamente all’ideale perseg uito. È anzi necessario chia rire fin dall’inizio quello che non e lo scopo del DTAT: (a) Benché g li indici, previsti per il secondo volume, indichino che si è presa in considerazione una g ran parte del lessico veterotestamentario, il DTAT, g ià per il solo fatto che opera una scel ta di voci, non può sostituire ma solo completare i dizionari tradizionali. Persino nella tratta zione delle radici e dei vocaboli, i numerosi dati lessicali, g rammaticali, critico-testuali e biblio g rafici, anche nello stesso HAL, almeno per la parte finora uscita, non sono per nulla esaurienti. (b) Pur conservando la massima apertura verso g li sviluppi più recenti della scienza ling uistica (cfr. p.e. l’ampia esposizione della Encyclopédie de la Pleiade, Le lang ag e, ed. da A.Martinet, 1968, o l’introduzione più specifica di O.Reichmann, Deutsche Wortforschung , 1969) e dell’eseg esi (cfr. p.e. K.Koch, Was ist Formg eschichte? *1967), un’opera collettiva come la IN T RO D U ZIO N E V II presente non può proporsi di seg uire esclusivamente una determinata teoria e un determinato metodo, aprendo cosi prospettive di ricerca del tutto nuove. La mag g ior parte deg li studiosi dell’AT non sono specialisti in ling uistica e d’altra parte non esìste finora un metodo ling uistico ed eseg etico unitario sul quale poter far converg ere tutti i collaboratori di diversa provenienza. Lo specialista potrà a sua volta tradurre tacitamente nella sua uploads/Geographie/ dizionario-teologico-antico-testamento-i.pdf
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- Publié le Mar 17, 2021
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