ALICHINO E ABED0DE8A L Un'antica leggenda copta narra della figlia di Erode, la

ALICHINO E ABED0DE8A L Un'antica leggenda copta narra della figlia di Erode, la quale avendo ballato dinanzi al padre ne richiese in premio, ad isti- gazione della madre Erodiade, la testa di Giovanni Battista. « Allora il re mandò un satellite nella prigione, che tagliò il « capo al santo, lo pose sopra un bacile e lo diede alla giovane « figlia. Essa lo prese e lo portò alla madre sua. Erodiade si « rallegrò molto, poiché fu prevenuta nella sua domanda, e battè « delle mani. Esse volevano contemplare l'atleta e la lingua par- « laute la verità. Ma tosto gli occhi usciti dalle orbite le pen- « dettero sulle guancie, la terra si aperse sotto ai piedi della « perversa per inghiottirla. Un angelo del Signore discese dal « cielo tenendo nelle mani una spada sguainata con cui colpì il « collo della giovane figlia. Ed al luogo della testa santa si videro « gli occhi col capo della giovane figlia pendenti sul collo e scen- v< denti sulle mammelle » (1). La testa del santo era sparita, come nel racconto del sinassario (2) copto essa s'invola dalle mani delle donne perverse, continuando dall'alto a rimproverare ad Erode il suo illecito connubio colla moglie del fratello. (1) IVascrizione di tre manoscritti copti del museo egizio di Torino, con traduzione italiana di Francesco Rossi, Torino, 1885, p. HO. (2) Synaxarium, das ist Heiligenkalender der koptischen Christen, aus dem Arabischen libersetzt von W. Wùstenpeld, Gotha, 1879, p. 7. Giornale storico, XI, fase. 33. 21 326 A. WESSELOFSKT Nello scritto sui settanta discepoli di Cristo, attribuito a Dositeo di Tiro (1) il castigo della figlia di Erode è narrato alquanto di- versamente: è-rcì óuareia^ TàX^ou koI ZuXXa, èirl toùtiu tiI» ùirdxtu òrto KpOou^ naf{uQdar\<; Tf\c, Xijlivti^ TevriaapéT, l'i GuyàTiip rfjq 'Hpwòidòoc; Korà répHiiv èirl toO uàTou^ ànépaivev. ToO òè Tzàyovc^ òiarpuPévroq, xò aù)|yia aÙTfì^ Kareiróeri òrto toO- itàyouc; fiviuGev èinqpuévTo?. 'H bé 'Hptuòià? èiri Tiliv Yovdxujv aùxfì? àiTO0€|uévr| t^v Ke(pa\-f]v tì]<; GuTaxpò(;, KXmouaa, ójLioXóyci bla xoO atxriaaaGoi aùxr^v tì\v xeqpaXi'iv 'Imdvvou xoO BairriffroO toOto ùiTé|Lieiv€v. Niceforo Callisto (2) aggiunge un nuovo tratto: il capo dell'infelice ragazza, essendo separato dal busto, balla sul ghiaccio, in memoria e in punizione di quell'altro ballo ne- fasto, che ella esegui nel cospetto del padre, procacciando così la morte del Battista; èiri xiva xóirov xaOxi] bef\aav &pq. X6i|Liilivo(; TTopeùeaGai koI Troxajuòv bmPaiveiv, èTremep èKetvo^ KeKpuoxdXXtuxo koI Tie.ttrYfòc, f\v, ùitèp vibxou aCixri ònfiei ireleùouaa. TTepi^^aTévxo^ 6è xoO KpuardXXou, oùk dGeel bè udvxuj^ xò au|upàv t^v, xaxeppOri |uèv eòGùc; Kal aÒTÌ\ fixpi briTTou Koì KeqpaXfìt;- koI ùuujpxeTxo aiiapfùjaa koì ùypilx; XiyuZo- jiévr), oÙK èv Tf), dXX' èv tìbaxi. 'H bè Keqpa\i*| xCù KpOei Tzayelaa, eira xaì bioGpauaGetffa, xal xoO XoiiroO biaipeGelaa aib|uaxoc, oò Siqpei, àXXò Kpu- axdXXiu, óirèp xOtiv irdYUJv iJUpxelxo koI aòxr) xi^v èiriGavdxiov òpxtiaiv • Kol ùit' 6v};iv ?Keixo udaiv l'i laiapà Keq)aXi?| eie; ùitó|uvr|Oiv «Dv ?bpaac Toù? Geujiuévou^ dvdYouoa. Una variante siriaca di questo racconto fu indicata da Pio Zingerle (3); alla versione di Niceforo risalgono probabilmente quelle forniteci dalle prediche medioevali e dalle leggende popo- lari, che altri ebbe a notare (4). La tradizione catalana (5) segue il racconto più semplice di Dositeo: un'altra, essa pure catalana, dice Erode e sua figlia esser stati dannati « à rodar pel mon, « sens consol ni conpanyia de ningù , fins à la fi del mon. Des « de llavors fan per la terra seguida e penosa caminada, sempre (1) Chronicon paschale, ed. Dindorf, II, pp. 13840. (2) Hist. Ecclesiastica, lib. I, e. XX. (3) Zeitschrift fùr deutsche Mythologie, I, 319. (4) ScHWARTZ, Zur Herodias-Sage , in Ztsck. f. deutsches Alterthum XXV, 170-73; Laistnbr, he. cit., 244-5; R. Kòhler, he. cit, XXVII, 96. (5) PiTRÈ, Archivio, I, 136. ALICHINO E AREDODESA 327 « de nits, sens guia y fugint de la llum del sol. De dias se estàn « encauhats; à l'hora en que la fosquedat regna, deixan son « redòs per altra volta caminar sens descans fins que '1 cant del « gali los nuncia la aribada del jorn ». È facile vedere che la pena scontata da Erodiade — che cosi si chiamò nella leggenda posteriore l'infelice figlia di Erode, assumendo il nome della madre — era originalmente conforme al di lei peccato: un ballo in eterno. Niceforo Callisto fa ballare la sua testa; un canto catalano cosi principia: Las fillas del rey Herodes Ballan que mes ballaràn (1). Da questa immaginazione ne derivò un'altra: mentre in alcune parti della Germania Erodiade-Herodina si trovò identificata col turbine (2), altri parlarono di un continuo errare di notte- tempo e senza tregua. Il Reinardus, I. 1139-1164, aggiunge altri particolari (3): è la testa di S. Giovanni che soffiando sulla fan- ciulla innamorata di lui fa si che ella si muova continuamente. Si dice, che avendo risaputo dell'amore che sua figlia nutriva per Giovanni, Erode lo fece decapitare. Quando lo riseppe Ero- diade, postulai afferri sibi tristis, et affert regius in disco tempora trunca cliens, mollibus allatum stringens caput illa lacertis perfundit lacrimis, osculaque adderò avet ; ^ oscula captantem caput aufugit atque resufflat, illa per impluvium turbine flantis abit. Ex ilio nimium memor ira Johannis eandem per vacuum coeli flabilis urget iter: (1) Mila y Fontanals, Observaciones sobre la poesia popular, p. 95, n. 6; Zeitschrift f. deutsche Mytholoffie, IV, 191 (De la danza aerea à que estan condenadas las Herodiades por la muerte del bautista). (2) Ztsck. f. deutsche Mythologie, I, 102 ; cfr. 1. Grimm, Deutsche Mythol., 4e Ausg., 1, 256; Mannhardt, Gótterwelt, pp. 98-99; Schwartz, Der heu- tige Volksglaube, pp. 24-25. Nella Piccola Russia si favoleggia che il tur- bine è opera del diavolo. (3) I. Grimm, D. Myth., 1. e, pp. 235-6. 328 A. WESSELOFSKY mortuus infestai misera,m, nec vivus amarai, non tamen haric penitus fata perisse sinunt. Lenit honor luctum, minuit reverentia poenam, pars hominum moestae tertia servii herae. quercubus et corylis a noclis parte secunda usque nigri ad galli carmina prima sedet. Nunc ea nomen habel Pharaildis, Herodias ante saltria, nec subiens nec subeunda pari. L'amor di Erodiade per Giovanni è un tratto insolito, è, a quanto pare, sconosciuto fuor del Reinardus; ma antico sarà il « mortuus infestat miserara ». Nel Reinardus non v'è parola che della testa; ma si può immaginare una forma di leggenda, ove Giovanni decapitato perseguitava Erodiade che lo fuggiva. Cosi si spiegherebbero alcuni particolari di una credenza, che non è specialmente germanica, benché in Germania essa abbia avuto il massimo sviluppo: intendo la cosi detta caccia demonica ossia fantastica (1). Vi figura qualche volta un cacciatore senza testa (2), il quale fra altri nomi porta anche quello di Hans lagenteufel (3) e di Hans (4), cioè Giovanni, e si può ammettere che fra le donne selvatiche (Holzweiblein), da lui perseguitate (5), si trovasse anche Erodiade. Ma lasciamo le supposizioni e veniamo ai fatti (6). Un canone falsamente attribuito al sinodo di Ancira (a. 314),. e probabilmente attinto da qualche capitolare franco del VH-VIII secolo, venne inserito in un capitolare di Lodovico H imperatore (1) Germanica sarà la cazza Beatric= Bertartch del Tirolo italiano e del Veneto. Vedi Schneller, Mdrchen und Sagen aus Wdlschtirol, pp. 203 sgg. e Angela Nardo Gibele, Zoologia veneta, p. 33. (2) Grimm, toc. cit, II, 766, n. 8; 776, 779, n. 4; 787-788. (3) Loc. cit., 776. (4) WoLF, Beitrdge zur deutschen Mythologie, II, pp. 140-1 in n. (5j Grimm, loc. cit. Indice a. v. Eolzweiblein; Simrock, Deutsche Mytho- logie, 2 Ausg., pp. 223-4. (6) Per le citazioni che seguono, ove non è altro richiamo , vedi Grimm, loc. cit., I, pp. 34-5; II, 882 sgg. e Ducange-Favrb, Gloss. med. et inf. la- tinitatis, a. v. Diana, Sera, Holda, Bensozia. ALICHINO E AREDODESA 329 dell'anno 867 (1) e nel trattato di Reginone di Priim (f 915). Diamo il testo di quest'ultimo (2): parlasi di certe donne scelle- rate, le quali « retro post satanam conversae, daemonum illu- « sionibus et phantasmatibus seductae, credunt se et profitentur « nocturnis horis cum Diana paganorum dea et innumera multi* « tudine mulierum equitare super quasdam bestias, et multa -« terrarum spatia intempestae noctis silentio pertransire, ejusque «jussionibus velut dominae obedire et certis noctibus ad ejus « servitium evocari ». Gfr. Capitula Herardi episcopi Turonens. e. 3, ed i Acta S. JacoM Mevan. tom. 4, Aug., pag. 730, col. I (impugnavit errorem illarum mulierum quae vadunt ad cursum cum Diana). Secondo le notazioni dei correttori al Corp. juris canonici, fonte precipua del canone di Reginone sarebbe un passo nel trattato De spiritu et anima, e. 28, indebitamente attribuito nel VI secolo a S. Agostino (3); supposizione che viene infirmata dal testo a stampa di questo trattato, che al nome di Diana ag- giunge anche quelli di Erodiade e di Minerva (cum Diana Pa- ganorum dea vel cum Herodiade et Minerva) (4). Se potessimo dar fede alla vita manoscritta di papa Damaso I, delle ridde notturne di Erodiade si sarebbe fatta parola, e negli stessi termini, già nel sinodo romano del 367 (5). Nel IJber uploads/Litterature/ alichino-e-aredodesa-pdf.pdf

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